Temperature monitoring:
una delle connessioni che sussistono tra finalità di green building e temperature monitoring è il “waste heat”, concetto particolarmente interessante
Come accennato qui, dove si parlava dell’importanza del monitoraggio server in relazione al risparmio energetico, da qualche tempo è sempre più valorizzato il tema del ‘waste heat’, alla base del quale vi è la possibilità di utilizzare il calore prodotto dai server, naturalmente sottoposto a temperature monitoring con finalità di disaster prevention, in altri processi che richiedono calore, il quale altrimenti andrebbe perduto insieme alla possibilità di mettere in atto operazioni di green building. L’idea è la medesima di qualsiasi forma di riutilizzo di materiali.
Il temperature monitoring mediante sensori di temperatura e umidità come Serverflu e Umiflu, entrambi garanzia di performance elevate nella costanza dei rilevamenti anche da remoto, è uno dei molteplici sistemi elettronici di controllo da prendere in considerazione ovunque sia presente una server room. La rilevazione di temperatura e umidità mediante l’elettronica Magiant permette di mettere in atto sistemi di allarme, proteggendo le apparecchiature da situazioni critiche, con semplicità e un investimento dal sicuro ROI a breve termine. Ma Magiant è attenta a tutte le possibilità di interconnessione con altre tecnologie, tra l’altro in quanto difficilmente Serverflu e Umiflu creano situazioni di incompatibilità, dal momento che i sensori pen drive operano su una ampia gamma di SO.
È per questa ragione che, se al primo posto, Magiant offre una soluzione per il temperature monitoring, si dimostra sempre sensibile alle tematiche green: l’idea di recupero del calore prodotto dalle server room nasce quindi da questa sensibilità e da una visione scalabile delle infrastrutturedi tecnologiche. Utilizzando il ‘waste heat’ è possibile ‘riciclare’ il calore, quel processo che gli statunitensi definisco ERE (Energy Reuse Efficectiveness). Pioniere nel campo è The Green Greed Association tra le cui attività vi è in primo piano l’analisi dell’evoluzione tecnologica dei data center, che in tutto il mondo richiedono energia, sensoristica per il temperature monitoring, spazi idonei, sensori di presenza e di allarme oltre, naturalmente, ad un opportuno sistema di aerazione: in questo contesto, l’associazione studia e elabora idee e tecnologie atte a massimizzare le risorse energetiche delle server room.
Un esempio chiaro di come sia possibile riutilizzare il calore, che altrimenti verrebbe disperso, prodotto delle server room consiste, come segnalato dall’associazione, nel convogliarlo in luoghi adiacenti alla sala CED per ottenere acqua calda o riscaldamento dell’ambiente attiguo. Naturalmente l’implementazione di un sistema di riutilizzo del calore delle server room deve avere alla base due elementi: la parte teorica, finalizzata a comprendere se il data center produce un surplus di calore sufficiente a ottenere risultati efficaci; la parte tecnica, relativamente alla quale entrano in gioco tecnologie di importanti aziende dell’elettronica e dell’automazione industriali che mettono a disposizione gli absorption chieller, particolari sistemi che permettono di utilizzare una fonte di calore altrimenti destinata alla dissipazione convogliandola altrove, in luoghi dove altrimenti sarebbe necessario utilizzare una fonte energetica diretta.
Per approfondire ulteriormente gli aspetti del ‘waste heat’, Magiant vi consiglia questo interessante e completo documento pubblicato da The Green Greed Association.
M.F. Pria
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